In che modo un pacchetto di report autoDNA può aiutare a ridurre il TCO della flotta?

auto allineate neve

Il TCO (Total Cost of Ownership) della flotta è il costo totale di possesso e utilizzo dei veicoli aziendali. Include non solo il prezzo di acquisto dell’auto, ma anche spese per carburante, assicurazione, manutenzione, imposte e altri costi sostenuti durante l’intero ciclo di vita del veicolo — dall’immatricolazione fino all’eventuale rottamazione.

Com’è il TCO nella pratica? Di norma i costi di gestione risultano più alti del previsto, perché col tempo emergono spese inattese, ad esempio dovute a guasti o alla mancanza di coerenza nella policy di flotta. Di conseguenza una parte del budget “sfugge” in modo invisibile.

I costi reali crescono non solo per CapEx e OpEx, ma anche per fattori come i fermi macchina (downtime) o i rischi legati a decisioni di acquisto errate. Il mercato risponde a queste sfide anche con pacchetti di report VIN, che aiutano a ridurre il rischio nell’acquisto di veicoli per la flotta.

TCO della flotta — da cosa è composto e dove “perde” il budget?

Il TCO della flotta è un fenomeno complesso che solo sommando tutti gli elementi restituisce il costo totale di possesso dei veicoli. La distinzione di base comprende i costi in conto capitale (CapEx) — come prezzo d’acquisto o canoni di leasing — e i costi operativi (OpEx), cioè le spese di esercizio della flotta: assistenza, riparazioni, carburante, pneumatici, assicurazione.

Occorre considerare anche l’ammortamento, ovvero la perdita di valore nel tempo. È cruciale per i veicoli che si svalutano già all’uscita dal concessionario. A ciò si aggiungono costi indiretti spesso trascurati, per esempio i fermi dovuti a riparazioni.

Solo includendo tutti questi fattori si ottiene un quadro completo del TCO, si pianifica il budget e si identificano potenziali risparmi.

Il TCO effettivo può crescere inaspettatamente. Spesso le aziende puntano allo sconto d’acquisto, tralasciando il valore residuo, che di frequente è la voce più rilevante del costo totale di possesso.

Altro esempio. Alcune imprese si concentrano su carburante o canoni di leasing, ma non considerano i costi dei fermi macchina (downtime) — quando il veicolo è in officina e non genera ricavi. Ciò implica opportunità mancate come l’impossibilità di eseguire incarichi, partecipare a conferenze o incontrare clienti.

Un ulteriore fattore spesso ignorato è la mancanza di una policy di flotta coerente e di un adeguato due diligence in acquisto. Comprare un’auto con storia sconosciuta può portare a guasti più frequenti e visite in officina, aumentando i costi operativi.

Il TCO va analizzato come un insieme unico e coerente di costi. Contano non solo le spese “hard” (ad es. acquisto veicolo, rata di leasing), ma anche i cosiddetti costi “soft”, che emergono nell’uso quotidiano.

Una policy di flotta ben progettata evita perdite inutili, aumenta la flessibilità e riduce le frustrazioni.

Componenti del TCO — su cosa concentrarsi?

Ogni veicolo aziendale genera costi che solo sommati restituiscono il costo totale di possesso. Il peso delle singole voci nel TCO dipende dalla specificità della flotta. È noto che le auto premium si svalutano più velocemente, mentre le flotte con chilometraggi elevati sostengono maggiori costi di carburante ed esercizio.

CapEx

Costi di acquisto o leasing dei veicoli. Possono essere una tantum o distribuiti nel tempo, ad esempio come canoni di leasing. Nell’analisi del TCO conviene includere anche il costo opportunità del capitale, ossia il fatto che le risorse destinate alla flotta avrebbero potuto essere investite altrove.

OpEx

Costi operativi ricorrenti, presenti ogni giorno. Includono, tra gli altri, spese per carburante, manutenzione, cambio olio e liquidi, riparazioni, ricambi, pneumatici, parcheggi e autolavaggi.

Rilevante anche lo stile di guida dei conducenti, che incide sui costi d’esercizio — può aumentarli o ridurli.

Ammortamento

Perdita di valore del veicolo, cioè differenza tra prezzo d’acquisto e valore finale al momento della vendita o del ritiro dalla flotta.

Per esempio, un’auto acquistata a 23.500 € dopo alcuni anni può valere anche 9.500 € in meno. La velocità di svalutazione dipende soprattutto da modello, marca e storia del veicolo — le auto con danni significativi perdono valore più rapidamente.

Ciò non significa che un’auto dopo un sinistro sia automaticamente da escludere. Secondo le ricerche di autoDNA, il 65% dei potenziali acquirenti è disposto a comprare un’auto con storia di danni, a condizione che le riparazioni siano state eseguite in modo professionale.

Costi di fermo

Spese dovute all’inutilizzo del veicolo. Un’auto dopo una collisione può causare fermi per commerciali o tecnici sul territorio. L’azienda sostiene un doppio costo: da un lato la riparazione, dall’altro le opportunità di business perse, ad esempio ordini non consegnati o incontri annullati con clienti e subappaltatori.

Costi decisionali “invisibili”

Oltre alle spese visibili in fattura esistono costi “soft” spesso trascurati. Tra questi, la mancata ottimizzazione del processo di approvvigionamento dei veicoli.

Attenzione anche al due diligence insufficiente in fase di acquisto e ai rischi legali. Non verificare la storia del veicolo può portare all’acquisto di un’auto con vizi giuridici nascosti — per esempio con pegno registrato per debiti fiscali del precedente proprietario.

Va considerato anche il fattore umano. I conducenti cui sono assegnate auto dalla storia incerta (spesso bisognose di riparazioni o problematiche) sperimentano frustrazione e stress. Scegliere veicoli con storia certa e trasparente costruisce una cultura della sicurezza in azienda e aumenta la fiducia degli utenti della flotta.

In che modo un report VIN incide sul TCO?

Il Vehicle History Report di autoDNA è utile sia in acquisto sia in vendita. Può contenere molte informazioni che incidono sulla riduzione del TCO della flotta, evitando costi imprevisti.

Storia dei danni

I danni da incidente influenzano sia il valore del veicolo, sia il rischio di costi di assistenza e riparazioni. Nel report VIN possono comparire voci relative a danni registrati.

Secondo il report “Fatti e Miti del mercato delle auto usate”, il 65% dei potenziali acquirenti è disposto a comprare un’auto con storia di danni, a condizione che le riparazioni siano state eseguite professionalmente.

È un chiaro segnale per il mercato: presentare in modo accurato l’esito del controllo dello storico auto non solo incrementa la fiducia degli acquirenti, ma riduce anche reclami e contestazioni successive, con beneficio per entrambe le parti della transazione.

Per esempio, in uno dei report è stato registrato un danno da 16.000–17.000 EUR (incendio) in Francia.

esempio autodna
Danno registrato sul veicolo — incendio, report autoDNA

Va sottolineato che le informazioni sui danni e le relative stime non devono necessariamente scoraggiare gli acquirenti, soprattutto se non sono rilevanti.
Dai dati autoDNA risulta che oltre il 90% dei danni rientra fino a 5.000 €, il che significa che veicoli riparati professionalmente possono restare interessanti per gli acquirenti e sicuri per la flotta.

Letture del contachilometri e immatricolazioni

Chilometraggio e storia di manutenzione coerenti e documentati sono elementi fondamentali da verificare. Se le letture del contachilometri non seguono una progressione logica, occorre farci attenzione — purtroppo le discrepanze sul chilometraggio sono ancora praticate.

È utile esaminare anche la storia delle immatricolazioni, inclusi Paesi e date. Informazioni preziose per capire, tra l’altro, se l’auto è stata usata come taxi o se proveniva da leasing.

Vizi giuridici/furto

Il report VIN può includere anche voci su gravami legali, ad esempio pegni fiscali.

Pacchetto di verifiche VIN per flotte

Verificare la storia di molti veicoli può sembrare complesso. Come eseguire in modo efficiente il controllo VIN su decine o persino centinaia di auto?

La soluzione sono i pacchetti autoDNA disponibili in tagli da 20, 50 e 100 report, che facilitano la costruzione del workflow di acquisto — dalla raccolta delle offerte fino alle decisioni finali.

pacchetti di report cronologici
Pacchetti di report autoDNA per clienti business

Integrare i report autoDNA nel processo di acquisto della flotta rende l’intero percorso più trasparente. Quando arrivano molte offerte, tutte passano attraverso un unico filtro: il numero VIN. Il processo decisionale accelera e la flotta ha la certezza di far entrare in azienda veicoli con storia documentata.