Se hai scoperto un fermo amministrativo sulla tua auto, la prima domanda che sorge è: come si cancella e quanto costa?
Si tratta di una procedura che coinvolge diversi enti – dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione al PRA – e che può rallentare o bloccare completamente la circolazione del veicolo, oltre a impedirne la vendita o il passaggio di proprietà.
Nel 2025 le normative sono chiare, ma non sempre di facile interpretazione per chi non ha familiarità con la burocrazia. Conoscere bene i costi da sostenere, i documenti da presentare e i tempi necessari può fare la differenza tra una cancellazione rapida e una perdita di tempo (e denaro).
In questa guida aggiornata ti spieghiamo come funziona il fermo amministrativo, come si avvia la richiesta di cancellazione e quali spese sono obbligatorie. Che tu abbia già saldato il debito o stia pensando a una rateizzazione, qui troverai tutte le risposte utili per rientrare in possesso della tua auto in piena regola.
Cos’è il fermo amministrativo e quando viene applicato
Il fermo amministrativo è una misura cautelare con cui lo Stato blocca l’uso di un veicolo intestato a un cittadino o a un’azienda che ha debiti non pagati verso enti pubblici.
Può sembrare una sanzione, ma in realtà è uno strumento di garanzia: serve a costringere il debitore a saldare l’importo dovuto, impedendogli nel frattempo di usufruire liberamente del mezzo.
Questa misura non arriva mai all’improvviso. Prima della sua iscrizione, viene notificata una cartella esattoriale o un atto esecutivo, e solo in caso di mancato pagamento entro i termini scatta il fermo. È quindi un provvedimento conseguente all’inerzia del debitore, e comporta una serie di limitazioni importanti.
Definizione giuridica e funzionamento del fermo amministrativo
Il fermo amministrativo è regolato dall’art. 86 del D.P.R. n. 602/1973, che stabilisce la possibilità per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) di iscrivere un vincolo reale su un bene mobile registrato, come appunto un veicolo, per recuperare crediti erariali.
Una volta iscritto il fermo, l’auto non può più essere utilizzata legalmente. La circolazione con un veicolo sottoposto a fermo è infatti vietata, e in caso di controllo si rischiano sanzioni molto elevate e il sequestro del mezzo.
Inoltre, il PRA (Pubblico Registro Automobilistico) annota il provvedimento sul certificato di proprietà digitale, rendendo impossibile la vendita o il passaggio di proprietà del veicolo.
Dal punto di vista tecnico, il fermo non è visibile al controllo visivo del veicolo (nessun blocco fisico), ma è registrato nel sistema nazionale, e viene notificato tramite posta o PEC.
È importante sapere che il fermo non scade automaticamente, ma resta attivo fino a quando il debito non viene saldato e la procedura di cancellazione conclusa.
Cause più frequenti: cartelle esattoriali, multe, imposte non pagate
La stragrande maggioranza dei fermi amministrativi deriva da debiti fiscali non saldati: cartelle dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, imposte regionali non versate (come il bollo auto), sanzioni amministrative e multe elevate dai comuni o dalla polizia stradale.
Nel caso di persone fisiche, spesso si tratta di bollo auto non pagato per più anni consecutivi, oppure di vecchie contravvenzioni ignorate. Per le aziende, invece, il fermo può essere applicato su veicoli intestati a società inadempienti per debiti IVA, INPS o INAIL.
È bene ricordare che, in alcuni casi, il fermo può essere applicato anche per debiti inferiori a 1.000 euro, se cumulativi. Non c’è quindi una soglia minima universale: molto dipende dal tipo di credito e dall’ente che ne richiede l’iscrizione.
Conseguenze del fermo sull’auto: uso, assicurazione, vendita
Una volta iscritto il fermo amministrativo, l’auto non può più circolare, anche se è perfettamente funzionante. L’uso è vietato per legge, e le multe per chi trasgredisce possono superare i 2.000 euro, con rischio di sequestro immediato del mezzo da parte delle forze dell’ordine.
Inoltre, un veicolo con fermo non può essere assicurato regolarmente. Le compagnie di assicurazione, una volta rilevata l’esistenza del vincolo, possono rifiutare il rinnovo della polizza oppure sospendere le coperture attive. Il rischio di circolare senza copertura RC è altissimo.
Anche la vendita del veicolo è bloccata: il PRA non consente il trasferimento di proprietà finché il fermo non viene cancellato. Questo significa che, anche trovando un acquirente disposto ad acquistare l’auto, l’atto di vendita sarebbe nullo.
L’unica eccezione prevista è quella della vendita con accollo del debito, ma si tratta di una pratica rara, rischiosa e spesso non conveniente per nessuna delle due parti.
Procedura per la cancellazione: cosa fare passo dopo passo
La cancellazione di un fermo amministrativo non è automatica, neppure dopo il pagamento del debito. Anche nel 2025, resta necessario seguire una procedura specifica, che coinvolge l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (o altro ente creditore), il Pubblico Registro Automobilistico (PRA) e, in alcuni casi, la Motorizzazione.
Molti automobilisti credono che il fermo si elimini da solo una volta versato l’importo dovuto, ma in realtà la rimozione va richiesta con una comunicazione ufficiale, corredata da documentazione. Saltare questo passaggio significa lasciare il vincolo attivo, con tutte le conseguenze legali e assicurative del caso.
Pagamento integrale del debito e richiesta all’ente creditore
Il primo passaggio obbligatorio è il pagamento integrale del debito per cui è stato iscritto il fermo. Questo può avvenire tramite i normali canali dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, come F24, sportello fisico o sito web.
Se il fermo è stato iscritto da un altro ente, ad esempio un Comune o una Regione, occorre seguire le modalità indicate nella comunicazione ricevuta.
Una volta effettuato il versamento, l’intestatario del veicolo deve contattare l’ente impositore e richiedere il rilascio della revoca del fermo, cioè un documento ufficiale che attesti l’avvenuto pagamento e autorizzi la rimozione del vincolo.
In alcuni casi, questa comunicazione viene inoltrata direttamente al PRA dall’ente creditore. In altri, invece, spetta al cittadino o al suo delegato occuparsi della trasmissione, allegando anche la ricevuta del versamento e la carta d’identità.
Iter burocratico: da Agenzia Entrate-Riscossione al PRA
Dopo aver ottenuto la revoca, è necessario rivolgersi al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) per completare la cancellazione. Qui viene effettuata la registrazione dell’atto di revoca nel certificato di proprietà digitale (CDPD) del veicolo.
La domanda può essere presentata di persona presso uno sportello ACI-PRA, oppure online tramite il servizio “ACI Digital” se si dispone di identità digitale SPID, CIE o CNS.
È importante avere tutti i documenti richiesti: certificato di revoca, ricevuta del pagamento, documento d’identità e, in alcuni casi, la delega se si agisce per conto terzi.
Una volta ricevuta la documentazione, il PRA aggiorna l’archivio nazionale e rilascia una conferma di cancellazione del fermo, che può essere visualizzata anche nell’app IO o nell’area personale del portale dell’automobilista.
Attenzione: fino alla registrazione effettiva, il fermo risulta ancora attivo. È quindi essenziale non utilizzare l’auto fino alla conferma ufficiale, anche se il debito è stato saldato.
Tempi di cancellazione e cosa succede nel frattempo
I tempi di cancellazione variano in base alla prontezza dell’ente creditore e alla modalità con cui si presenta la richiesta.
In media, se tutto è in regola, la procedura può concludersi in 3–5 giorni lavorativi. Tuttavia, in presenza di errori o documentazione incompleta, i tempi si allungano notevolmente.
Durante questo periodo di attesa, il veicolo resta formalmente sottoposto a fermo. Ciò significa che non può circolare, non può essere venduto e non può essere assicurato. Usarlo in questo lasso di tempo espone il proprietario a sanzioni, anche se il debito è già stato versato.
In alcuni casi, è possibile chiedere all’ente creditore una dichiarazione di urgenza o un invio diretto al PRA tramite canali interni, specialmente se ci sono motivi documentati come vendita imminente o esigenze lavorative. Tuttavia, questa opzione non è garantita per legge ed è a discrezione dell’ente.
Procedura per la cancellazione: cosa fare passo dopo passo
La cancellazione di un fermo amministrativo non è automatica, neppure dopo il pagamento del debito. Anche nel 2025, resta necessario seguire una procedura specifica, che coinvolge l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (o altro ente creditore), il Pubblico Registro Automobilistico (PRA) e, in alcuni casi, la Motorizzazione.
Molti automobilisti credono che il fermo si elimini da solo una volta versato l’importo dovuto, ma in realtà la rimozione va richiesta con una comunicazione ufficiale, corredata da documentazione. Saltare questo passaggio significa lasciare il vincolo attivo, con tutte le conseguenze legali e assicurative del caso.
Pagamento integrale del debito e richiesta all’ente creditore
Il primo passaggio obbligatorio è il pagamento integrale del debito per cui è stato iscritto il fermo. Questo può avvenire tramite i normali canali dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, come F24, sportello fisico o sito web.
Se il fermo è stato iscritto da un altro ente, ad esempio un Comune o una Regione, occorre seguire le modalità indicate nella comunicazione ricevuta.
Una volta effettuato il versamento, l’intestatario del veicolo deve contattare l’ente impositore e richiedere il rilascio della revoca del fermo, cioè un documento ufficiale che attesti l’avvenuto pagamento e autorizzi la rimozione del vincolo.
In alcuni casi, questa comunicazione viene inoltrata direttamente al PRA dall’ente creditore. In altri, invece, spetta al cittadino o al suo delegato occuparsi della trasmissione, allegando anche la ricevuta del versamento e la carta d’identità.
Iter burocratico: da Agenzia Entrate-Riscossione al PRA
Dopo aver ottenuto la revoca, è necessario rivolgersi al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) per completare la cancellazione. Qui viene effettuata la registrazione dell’atto di revoca nel certificato di proprietà digitale (CDPD) del veicolo.
La domanda può essere presentata di persona presso uno sportello ACI-PRA, oppure online tramite il servizio “ACI Digital” se si dispone di identità digitale SPID, CIE o CNS. È importante avere tutti i documenti richiesti: certificato di revoca, ricevuta del pagamento, documento d’identità e, in alcuni casi, la delega se si agisce per conto terzi.
Una volta ricevuta la documentazione, il PRA aggiorna l’archivio nazionale e rilascia una conferma di cancellazione del fermo, che può essere visualizzata anche nell’app IO o nell’area personale del portale dell’automobilista.
Attenzione: fino alla registrazione effettiva, il fermo risulta ancora attivo. È quindi essenziale non utilizzare l’auto fino alla conferma ufficiale, anche se il debito è stato saldato.
Tempi di cancellazione e cosa succede nel frattempo
I tempi di cancellazione variano in base alla prontezza dell’ente creditore e alla modalità con cui si presenta la richiesta. In media, se tutto è in regola, la procedura può concludersi in 3–5 giorni lavorativi. Tuttavia, in presenza di errori o documentazione incompleta, i tempi si allungano notevolmente.
Durante questo periodo di attesa, il veicolo resta formalmente sottoposto a fermo. Ciò significa che non può circolare, non può essere venduto e non può essere assicurato. Usarlo in questo lasso di tempo espone il proprietario a sanzioni, anche se il debito è già stato versato.
In alcuni casi, è possibile chiedere all’ente creditore una dichiarazione di urgenza o un invio diretto al PRA tramite canali interni, specialmente se ci sono motivi documentati come vendita imminente o esigenze lavorative. Tuttavia, questa opzione non è garantita per legge ed è a discrezione dell’ente.
Quanto costa cancellare un fermo amministrativo nel 2025
Quando si parla di cancellazione del fermo amministrativo, molti automobilisti si concentrano sul debito da saldare, ma ci sono anche costi aggiuntivi da considerare per completare la procedura.
Anche nel 2025, rimuovere il fermo non è gratis: si tratta di spese fisse e variabili, che dipendono da fattori come il tipo di veicolo, il canale utilizzato (online o fisico) e l’eventuale supporto di terzi (CAF, agenzie o deleghe).
Vediamo nel dettaglio quali sono i costi standard, chi deve pagarli e come provare a ridurli.
Spese vive: imposta di bollo, diritti PRA, costi notarili (se previsti)
Le spese fisse per la cancellazione sono due e sono richieste da ACI/PRA:
Imposta di bollo: 32,00 €
Diritti PRA: 27,00 €
Totale minimo: 59,00 €. A questa cifra si possono aggiungere altri costi se si decide di affidarsi a un’agenzia o a un intermediario. Questi soggetti possono richiedere da 30 a 100 euro, a seconda del servizio offerto (compilazione moduli, invio telematico, verifica documenti).
Nel caso di procure speciali o atti notarili, necessari ad esempio se l’auto è intestata a un soggetto deceduto o cointestato, si aggiungono anche i costi di autenticazione, che variano in base al professionista scelto.
Tutti i pagamenti vanno effettuati tramite il sistema PagoPA, oppure presso gli sportelli ACI abilitati. L’assenza del pagamento blocca la cancellazione anche se tutta la documentazione è corretta.
Costi variabili: differenze tra auto private e aziendali
Un aspetto poco noto riguarda la differenza di spese tra veicoli privati e aziendali. In linea generale, i costi fissi sono identici, ma nel caso di veicoli intestati a società possono emergere ulteriori voci:
Costi di gestione contabile interna o esterna, spese notarili per la rappresentanza, costi di delega se il rappresentante legale non è l’intestatario.
Inoltre, se l’auto è iscritta a bilancio come bene strumentale, la rimozione del fermo può implicare modifiche anche nel piano contabile o nel libro cespiti, richiedendo quindi il supporto del commercialista.
Per le auto cointestate, invece, non ci sono costi extra in sé, ma è necessario che entrambi i proprietari sottoscrivano la richiesta di cancellazione, e se uno dei due è indisponibile o residente all’estero, i tempi e i costi possono aumentare.
Chi paga: il proprietario o l’intestatario del debito?
In linea generale, il proprietario del veicolo è tenuto a sostenere i costi di cancellazione, anche se il debito non è suo. Questa è una delle situazioni più controverse e ricorrenti: auto intestate a familiari su cui viene applicato un fermo per cartelle intestate ad altri.
Il PRA considera l’intestatario come soggetto unico abilitato alla richiesta di rimozione, e tutte le spese – bollo, diritti, moduli, deleghe – sono a suo carico. L’unica eccezione è rappresentata da accordi privati tra debitore e proprietario, ma si tratta di patti personali che non hanno valore ai fini della procedura amministrativa.
In caso di acquisto di un’auto usata con fermo preesistente non segnalato, il nuovo acquirente rischia di dover pagare sia il debito che le spese, se non dimostra di non essere a conoscenza del vincolo al momento della compravendita. In quel caso, è possibile avviare un’azione legale, ma nel frattempo l’auto resta bloccata.
Cancellazione del fermo con rateizzazione o saldo parziale: è possibile?
Uno dei dubbi più diffusi tra gli automobilisti italiani riguarda la possibilità di cancellare il fermo anche senza aver saldato l’intero debito. In effetti, grazie ad alcune modifiche normative introdotte negli ultimi anni, esistono condizioni particolari che permettono la sospensione o la cancellazione del fermo in caso di rateizzazione o pagamento parziale.
Tuttavia, è fondamentale distinguere tra sospensione del fermo e cancellazione definitiva, poiché i due concetti non sono equivalenti. In questa sezione analizziamo cosa prevede la legge attuale, come funziona la rateizzazione e quali sentenze recenti hanno influenzato la prassi operativa del PRA.
Fermo sospeso e rate: come funziona il rilascio provvisorio
Se il debitore ha ottenuto una rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, può richiedere la sospensione del fermo amministrativo, anche prima di aver pagato l’intero importo. La sospensione non equivale a una cancellazione: l’auto resta formalmente vincolata, ma può tornare a circolare legalmente.
Per ottenere la sospensione, è necessario che la rateizzazione sia regolare (cioè senza ritardi o morosità), presentare la relativa documentazione al PRA e allegare copia del piano rateale approvato e delle ricevute dei versamenti effettuati.
Una volta concessa, la sospensione consente il rinnovo dell’assicurazione e l’uso del mezzo, ma non autorizza la vendita. La cancellazione definitiva sarà possibile solo dopo l’estinzione del debito.
Quando si può chiedere la cancellazione definitiva senza pagamento totale
La cancellazione del fermo senza saldo completo è concessa solo in circostanze eccezionali. Uno dei casi più frequenti riguarda la prescrizione del debito, ovvero quando sono passati più di 5 anni dalla notifica dell’ultima comunicazione valida senza che l’ente creditore abbia rinnovato la procedura.
In tal caso, il proprietario del veicolo può fare ricorso al giudice competente o presentare istanza di cancellazione con allegata la documentazione che dimostra l’intervenuta prescrizione. Si tratta di un iter delicato, che spesso richiede l’assistenza di un legale o di un commercialista esperto.
Un altro caso riguarda la rinuncia del credito da parte dell’ente. Se l’Agenzia delle Entrate-Riscossione annulla d’ufficio il debito (ad esempio, per errore o sopraggiunta inesigibilità), è possibile ottenere la revoca del fermo e la cancellazione a costo zero, presentando la comunicazione ufficiale al PRA.
Sentenze e casi speciali: la giurisprudenza 2023–2025
Negli ultimi anni, diverse sentenze hanno chiarito i confini tra sospensione e cancellazione, soprattutto nei casi di debiti condivisi o veicoli cointestati. Una delle più citate è la sentenza della Cassazione n. 27368/2023, che ha stabilito che, in assenza di notifica regolare del fermo a tutti gli intestatari, il vincolo può essere dichiarato nullo.
Altre decisioni dei TAR regionali hanno ribadito che l’ente creditore è tenuto a rimuovere il fermo se il debito è stato prescritto, anche senza intervento del giudice, purché ci sia istanza formale da parte del cittadino.
Infine, è in discussione presso il legislatore una proposta di riforma che introdurrebbe una procedura semplificata per la cancellazione automatica dei fermi su veicoli inutilizzati da oltre 5 anni, ma al momento resta solo una proposta.
Liberare l’auto dal fermo: una questione di attenzione, non solo di soldi
Rimuovere un fermo amministrativo non è solo una questione economica: è una procedura che richiede conoscenza, precisione e attenzione ai dettagli.
Pagare il debito è solo il primo passo. Senza la corretta documentazione, il coinvolgimento degli enti giusti e il rispetto dei tempi, si rischia di mantenere attivo un vincolo che ostacola la libera circolazione del veicolo.
Oggi più che mai, nel 2025, è possibile gestire parte delle operazioni online, ma resta fondamentale seguire ogni fase con rigore, soprattutto se ci si affida a deleghe o si tratta di casi complessi come veicoli cointestati o societari.
Affidarsi a un professionista, consultare fonti ufficiali come ACI o Agenzia delle Entrate-Riscossione, e verificare sempre l’esito della richiesta possono fare la differenza tra un’auto inutilizzabile e un veicolo perfettamente in regola.
In definitiva, conoscere i costi, i documenti e le procedure permette di agire con sicurezza. Non aspettare che un fermo blocchi la tua mobilità: agisci per tempo e libera la tua auto da ogni vincolo.