Il mondo delle auto d’epoca è affascinante, ma anche ricco di normative e requisiti specifici da conoscere. Tra i documenti più importanti per chi possiede o intende acquistare un veicolo storico, spicca il certificato di rilevanza storica collezionistica.
Un riconoscimento ufficiale che non solo attesta il valore storico del mezzo, ma può offrire anche una serie di vantaggi pratici e fiscali.
Spesso confuso con altri attestati simili, questo certificato è diventato un vero e proprio punto di riferimento per collezionisti, appassionati e automobilisti attenti alla tutela del patrimonio motoristico italiano.
Ma di cosa si tratta esattamente? A cosa serve e, soprattutto, come si può ottenere?
In questo articolo ti guideremo alla scoperta del certificato di rilevanza storica: analizzeremo cos’è, chi può richiederlo, quali sono i requisiti necessari, la procedura per ottenerlo e quali benefici comporta per il veicolo e il proprietario.
Se possiedi un’auto immatricolata da almeno 20 anni, potrebbe essere il momento giusto per valorizzarla davvero.
Cos’è il certificato di rilevanza storica collezionistica
Il certificato di rilevanza storica collezionistica, spesso abbreviato in CRS, è un documento ufficiale rilasciato da enti accreditati che attesta il valore storico di un veicolo. Questo certificato non ha solo una funzione simbolica, ma assume un valore concreto sia sul piano giuridico che fiscale.
Riconosciuto dal Codice della Strada e dalle normative ministeriali italiane, il CRS è uno strumento fondamentale per chi possiede un’auto d’epoca o per chi intende valorizzarne una già immatricolata da diversi anni.
Perché è così importante? Innanzitutto perché certifica che un determinato veicolo è considerato “di interesse storico e collezionistico”, ovvero rappresentativo di un’epoca, di una tecnologia, di una linea stilistica o di una produzione significativa.
Non tutti i veicoli datati possono ottenere questo titolo: servono determinate caratteristiche tecniche, originalità dei componenti e un buono stato di conservazione generale.
Il CRS è spesso necessario per usufruire di agevolazioni fiscali – come la riduzione del bollo auto – e per facilitare il passaggio di proprietà o l’iscrizione al PRA in alcune situazioni particolari.
Inoltre, diventa indispensabile per l’immatricolazione o la reimmatricolazione di veicoli storici importati dall’estero o radiati.
Definizione, funzione legale e differenze rispetto ad altri certificati
A differenza dell’attestato di storicità rilasciato dall’ASI (Automotoclub Storico Italiano), il CRS è riconosciuto direttamente dalla Motorizzazione Civile ed è spesso il documento richiesto per procedere con le pratiche di circolazione dei veicoli storici.
È possibile ottenerlo tramite enti federati come ASI, FMI (per le moto) o altri registri storici riconosciuti dal Ministero dei Trasporti.
La principale differenza con altri certificati sta proprio nel valore legale che il CRS assume. Mentre altri attestati possono avere una valenza più collezionistica o affettiva, il certificato di rilevanza storica è richiesto per operazioni concrete come il rilascio della targa originale, la richiesta di esenzione dal bollo o la circolazione in aree a traffico limitato (ZTL) dove i veicoli storici, se certificati, possono avere deroghe.
In sintesi, il CRS non è solo un riconoscimento per appassionati, ma uno strumento utile e necessario per chi vuole preservare e valorizzare un veicolo del passato. È il primo passo per entrare davvero nel mondo delle auto storiche.
Chi può richiederlo e su quali veicoli è valido
Il certificato di rilevanza storica collezionistica non è riservato a pochi eletti: qualsiasi cittadino, proprietario di un veicolo con le giuste caratteristiche, può farne richiesta.
Tuttavia, è importante conoscere i requisiti precisi affinché la domanda abbia esito positivo. Non basta infatti che l’auto sia semplicemente “vecchia”: dev’essere riconosciuta come storicamente rilevante da un ente ufficialmente accreditato.
Il primo requisito è l’età del mezzo: per poter accedere alla certificazione, l’auto o la moto devono essere immatricolate da almeno 20 anni. Questo vale sia per i veicoli immatricolati in Italia sia per quelli provenienti dall’estero.
Ma il tempo, da solo, non basta: il veicolo deve conservare una buona percentuale di originalità e integrità. Elementi come il motore, la carrozzeria, gli interni e le caratteristiche tecniche devono essere coerenti con il modello d’origine. Un’auto completamente modificata, per esempio, difficilmente otterrà il riconoscimento.
Inoltre, lo stato di conservazione deve essere più che accettabile. Non è richiesto che il mezzo sia perfetto o appena restaurato, ma deve essere funzionante, in buone condizioni e non alterato da personalizzazioni estreme.
In alcuni casi è possibile ottenere il CRS anche per veicoli restaurati, purché il restauro sia stato fedele al modello e realizzato secondo criteri corretti.
Requisiti anagrafici e tecnici dell’auto per essere riconosciuta storica
Dal punto di vista tecnico, per ottenere il CRS l’auto deve rispettare l’aspetto estetico e funzionale del modello originario. Le modifiche devono essere minime e giustificate, e ogni parte sostituita deve essere compatibile con la produzione dell’epoca.
I dati del veicolo – come il numero di telaio, il tipo motore e il colore – vengono esaminati con attenzione dall’ente certificatore.
Per quanto riguarda i requisiti anagrafici, il certificato può essere richiesto solo dal proprietario legittimo del veicolo, ovvero colui che figura sul libretto di circolazione.
Se il veicolo è appena stato acquistato, è necessario prima effettuare il passaggio di proprietà. Se invece è stato importato, si potrà richiedere il CRS come passaggio preliminare all’immatricolazione italiana.
Da notare anche che la richiesta non è vincolata alla residenza del richiedente: anche chi risiede in regioni diverse da quella in cui è ubicato l’ente certificatore può fare domanda. L’importante è affidarsi a un registro storico riconosciuto (ASI, FMI, Registro Storico Fiat, Lancia, Alfa Romeo, ecc.) e presentare la documentazione corretta.
In sintesi, il CRS è alla portata di ogni appassionato, purché il veicolo soddisfi requisiti precisi e dimostrabili. È una procedura seria e regolamentata, pensata per valorizzare davvero il patrimonio automobilistico nazionale.
Come ottenere il certificato: la procedura passo dopo passo
Ottenere il certificato di rilevanza storica collezionistica richiede attenzione, precisione e un po’ di pazienza. La procedura è regolamentata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e segue un iter standardizzato.
Sebbene possa sembrare complessa a primo impatto, se seguita correttamente, la pratica si conclude con successo e senza intoppi.
Il primo passo è individuare l’ente certificatore riconosciuto. In Italia, i principali sono l’ASI (Automotoclub Storico Italiano), l’FMI (per motocicli), il Registro Italiano Alfa Romeo, il Registro Storico Fiat, Lancia e altri enti affiliati al Ministero.
È fondamentale affidarsi solo a questi soggetti, poiché sono gli unici autorizzati a rilasciare certificazioni valide per la Motorizzazione e il PRA.
Una volta individuato l’ente, è necessario preparare tutta la documentazione richiesta.
Solitamente servono:
– copia del libretto di circolazione
– certificato di proprietà o visura PRA
– fotografie dettagliate del veicolo (esterni, interni, vano motore, targhe, telaio)
– autocertificazione del proprietario
– ricevuta del versamento della quota di iscrizione al club/registro
Dopo la consegna della documentazione, il veicolo viene sottoposto a verifica tecnica da parte di un commissario del club.
Questo può avvenire tramite visione delle foto, oppure con un appuntamento fisico, a seconda dell’ente e della tipologia del mezzo. Il commissario controllerà che le parti siano originali o compatibili, che il mezzo sia funzionante e coerente con l’anno di produzione.
Documentazione necessaria, enti riconosciuti, tempi e costi
Una volta completato l’iter, il club invia la richiesta al Registro Storico centrale, che emette il certificato ufficiale. Questo viene spedito direttamente al proprietario, oppure ritirato presso la sede del club.
I tempi di attesa possono variare: in media servono da 30 a 90 giorni, a seconda del carico delle pratiche e del tipo di veicolo.
Per quanto riguarda i costi, la spesa complessiva si aggira tra i 100 e i 250 euro. Essa comprende la quota associativa al club (necessaria per inoltrare la richiesta), i costi di gestione della pratica e, in alcuni casi, la visita tecnica. Alcuni enti offrono pacchetti tutto incluso che semplificano ulteriormente il processo.
Una volta ottenuto, il CRS può essere utilizzato per richiedere l’esenzione o riduzione del bollo auto, accedere a vantaggi assicurativi e – se necessario – procedere con la reimmatricolazione del veicolo. È un investimento contenuto ma strategico per chi possiede un’auto d’epoca o intende valorizzarla nel tempo.
Vantaggi e agevolazioni per i veicoli certificati storici
Uno dei motivi principali per cui tanti automobilisti richiedono il certificato di rilevanza storica collezionistica è legato ai numerosi benefici fiscali e normativi previsti per i veicoli riconosciuti come storici.
Non si tratta solo di un titolo onorifico per appassionati, ma di un vero e proprio strumento che consente di risparmiare e semplificare la gestione del proprio mezzo.
Il primo vantaggio evidente riguarda il bollo auto. In molte regioni italiane, i veicoli certificati con almeno 20 anni di età possono beneficiare di una riduzione o esenzione totale dal pagamento della tassa automobilistica.
In Lombardia, ad esempio, il bollo si azzera completamente per i veicoli con CRS, mentre in altre regioni viene applicata una tariffa forfettaria ridotta (intorno ai 30 euro l’anno). È bene informarsi presso la propria Regione per conoscere le agevolazioni locali.
Oltre al bollo, anche l’assicurazione RC auto può costare molto meno. Le compagnie propongono polizze storiche dedicate ai veicoli certificati, con premi ridotti anche del 50-60% rispetto a quelli di un’auto normale.
Spesso è richiesto che il veicolo non venga utilizzato quotidianamente e che il conducente sia iscritto a un club storico, ma i vantaggi restano molto rilevanti.
Esenzioni, riduzioni fiscali e benefici assicurativi
Un ulteriore beneficio riguarda la possibilità di circolare in zone a traffico limitato (ZTL) o durante blocchi temporanei del traffico. In molte città italiane, i veicoli certificati storici possono essere esonerati dai divieti, previa richiesta e autorizzazione.
Questo rende il CRS particolarmente utile per chi vive nei centri urbani e desidera mantenere attiva la propria auto d’epoca.
In caso di reimmatricolazione o importazione dall’estero, il certificato di rilevanza storica può semplificare notevolmente le pratiche con la Motorizzazione.
Il CRS permette di accedere alle procedure semplificate per l’iscrizione al PRA, il rilascio delle targhe e la registrazione come veicolo storico. Lo stesso vale per le auto radiate o in fase di restauro.
Infine, il certificato contribuisce a mantenere alto il valore di mercato del veicolo. Un’auto con CRS è più appetibile sul mercato dei collezionisti e offre garanzie in caso di vendita futura. Chi acquista sa di trovarsi di fronte a un mezzo riconosciuto ufficialmente e curato secondo criteri storici. Un vero investimento nel tempo, con benefici concreti nel presente.
Certificato storico vs. iscrizione ASI: cosa cambia davvero?
Quando si parla di auto d’epoca, è facile confondere i termini: certificato di rilevanza storica collezionistica e iscrizione ASI sembrano indicare la stessa cosa, ma in realtà sono documenti diversi, con finalità differenti.
Capire cosa cambia tra questi due strumenti è fondamentale per scegliere il percorso giusto, soprattutto se si intende beneficiare di agevolazioni fiscali o regolarizzare la propria auto a livello legale.
Il certificato di rilevanza storica collezionistica (CRS) è un documento rilasciato da un ente riconosciuto dal Ministero dei Trasporti (come ASI, FMI o Registri Storici di marca), che certifica l’interesse storico del veicolo.
È utilizzato per finalità legali e amministrative: esenzioni dal bollo, agevolazioni assicurative, reimmatricolazioni, accessi in ZTL o durante blocchi del traffico.
L’iscrizione ASI (Automotoclub Storico Italiano), invece, è un atto formale che attesta l’adesione del veicolo a un registro storico. Serve soprattutto per ottenere l’Attestato di storicità ASI o il Certificato d’identità, che descrive in dettaglio la conformità del veicolo rispetto all’originale.
È spesso considerato un riconoscimento prestigioso, ma non è sufficiente da solo per accedere a tutte le agevolazioni fiscali se non accompagnato dal CRS.
Confronto tra certificazioni: utilità e validità per circolazione e tasse
In pratica, l’iscrizione all’ASI può essere il primo passo per ottenere il CRS. Tuttavia, non sono sinonimi. L’iscrizione dimostra l’interesse storico secondo i criteri del club, mentre il CRS ha valore ufficiale agli occhi della Motorizzazione e delle autorità fiscali.
Se il tuo obiettivo è ottenere l’esenzione del bollo o circolare in deroga in ZTL, è il CRS quello che devi avere.
Va detto che esistono casi in cui si possiedono entrambi: un’auto iscritta all’ASI e dotata anche di CRS. In questo modo si uniscono il riconoscimento tecnico-stilistico con quello legale-amministrativo, migliorando anche il valore di mercato del veicolo.
Attenzione però a non cadere nell’errore opposto: avere un’iscrizione ASI senza il CRS non è sufficiente per godere di alcuni vantaggi. Per esempio, molte regioni italiane richiedono esplicitamente il certificato storico per concedere le agevolazioni sul bollo. E lo stesso vale per alcune compagnie assicurative o in sede di revisione.
In sintesi, il CRS è la chiave per accedere ai benefici ufficiali, mentre l’iscrizione ASI rappresenta un prestigio ulteriore, spesso apprezzato dagli appassionati. I due strumenti possono convivere e rafforzarsi a vicenda, ma vanno compresi per ciò che sono: strumenti diversi, con scopi distinti.
Un valore che va oltre il collezionismo
Il certificato di rilevanza storica collezionistica non è solo un documento per collezionisti, ma un atto concreto di tutela del nostro patrimonio automobilistico. Riconoscere ufficialmente il valore storico di un veicolo significa proteggerlo, valorizzarlo e assicurarne la conservazione per le generazioni future.
Che tu sia un appassionato di auto d’epoca, un neofita del settore o semplicemente il proprietario di un veicolo che ha fatto la storia, ottenere il CRS rappresenta un’opportunità concreta per entrare in un mondo fatto di cultura motoristica, risparmio e riconoscimento ufficiale.
Conoscere le procedure, i vantaggi e le differenze rispetto ad altri certificati ti permette di muoverti con consapevolezza e fare le scelte migliori.
Non si tratta solo di targhe nere o fiere di settore: dietro il CRS c’è un intero ecosistema fatto di storia, meccanica, passione e identità. Un valore che va ben oltre l’auto stessa. E oggi più che mai, vale la pena preservarlo.