Assicurazione auto cointestata: come funziona?

Assicurazione auto cointestata

Sempre più persone domandano informazioni sull’assicurazione auto cointestata e… non certo per caso: la legge in tal proposito è piuttosto confusa, e le compagnie assicurative fanno il resto, applicando delle prassi che spesso non sono proprio ortodosse.

Dunque, non ci resta che affrontare questo argomento con chiarezza e precisione, cercando di spiegare in modo trasparente come funziona l’assicurazione auto cointestata, e come funziona nella pratica.

Assicurazione auto cointestata, cosa dice la legge

Fino a non troppi anni fa era consentito cointestare un’auto tra più persone, e stipulare l’assicurazione auto solamente su uno dei cointestatari e, preferibilmente, su quello che ha il migliore profilo di rischio.

Oggi invece l’acquisto di un veicolo cointestato deve coincidere alla sottoscrizione di una polizza assicurativa che tenga conto di tutti gli intestatari. Per calcolare il premio, sarà assunto come riferimento l’intestatario che ha il peggior profilo di rischio, con conseguente penalizzazione in capo agli intestatari.

Dunque, da quanto sopra, ne emerge che cointestare una vettura è raramente un’opzione utile e redditizia, visto e valutato che si pagherà il premio assicurativo sulla base del profilo di rischio peggiore.

Pertanto, a meno che non siate costretti a procedere in questo senso, magari per successione, in caso di più eredi, è sempre bene procedere un’intestazione unica dell’assicurazione.

Fin qui, almeno, alcune considerazioni formulate seguendo le indicazioni di legge. Nella prassi, però, avviene che molte compagnie assicurative si “dimenticano” di seguire la normativa in atto, e preferiscono invece proseguire nella normativa precedente al 2006, consentendo così ai propri clienti di scegliere a quale dei comproprietari intestare la polizza assicurativa (intuibilmente, non potrà che essere scelto il comproprietario con il profilo di rischio più favorevole).

Su tale confusione si è espressa più volte l’Ivass, l’istituto di vigilanza sul settore, che ha ribadito che questa pratica continua ad essere piuttosto frequente, e che – peraltro – trattandosi di una prassi vantaggiosa per la clientela, gli utenti si guardano bene dal sollevare delle contestazioni in tal proposito.

Attenzione, però. Questa “generosità” da parte delle compagnie assicurative potrebbe tramutarsi in un’arma a doppio taglio. Pensa a quel che potrebbe accadere in caso di grave sinistro, sulla base del quale potrebbero dover essere corrisposti indennizzi milionari. Siamo sicuri che la compagnia assicurativa non scelga di appellarsi a questa irregolarità per evitare di corrispondere i rimborsi?

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Conviene assicurazione auto cointestata?

Insomma, dalle righe di cui sopra dovrebbe essere chiara una cosa: la legge non ammette che l’assicurazione sia intestata a uno solo dei proprietari del mezzo, ma le compagnie assicurative continuano imperterrite a seguire la vecchia normativa, applicando una prassi a favore della propria clientela (ma, come abbiamo visto, con tanti punti interrogativi nel momento in cui dovesse accadere qualcosa di poco opportuno).

Dunque, rimane da capire se conviene l’assicurazione auto cointestata, ovvero approfittare della consolidata prassi in casa di alcune compagnie assicurative. È bene approfittare di questa situazione un po’ fumosa? O pretendere dalla propria compagnia assicurativa una polizza cointestata?

La prima cosa che ti consigliamo di fare è verificare se la compagnia assicurativa intenda o meno applicare la legge Bersani. Se è così, c’è una notizia importante: si può infatti applicare la migliore classe di merito, se vi sono i requisiti di convivenza con il cointestatario, anche senza cointestazione. Dunque, in questo caso non vale cointestare il mezzo, a meno che non sia necessario per altri motivi.

Se invece il trasferimento della classe avviene senza legge Bersani, bisognerà fare una nuova verifica, ovvero controllare se l’apertura da parte della compagnia riguarda la sola classe interna o anche quella universale. Nel primo caso l’azione è legale, ma i vantaggi sono minori. Nel secondo caso i vantaggi sono ampissimi, ma la pratica, come abbiamo visto, non è regolare.